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Ampère, André-Marie.

Fisico e matematico francese. Figlio di un agiato borghese commerciante di tessuti, ebbe ingegno molto precoce e trascorse i primi anni della sua vita dedicandosi agli studi, che dovette troncare per la tragica morte del padre, ghigliottinato nel 1793 per ordine del tribunale rivoluzionario. Gli anni seguenti furono segnati da una profonda crisi che non mancò di ripercuotersi anche sui suoi studi di filosofia, letteratura, scienze naturali e soprattutto matematica, condotti pressoché da autodidatta. Sposatosi con Julie Carron, dovette adattarsi a dare lezioni private, ma intraprese ben presto l'insegnamento pubblico come professore di chimica e fisica a Bourg e poi al liceo di Lione. Nel 1803 pubblicò il suo primo saggio scientifico: Essai sur la théorie mathématique du feu. Richiamato a Parigi, la sua carriera fu rapida e brillante. Assistente prima della facoltà di Analisi matematica dell'Ecole polytechnique, fu in seguito nominato segretario del Bureau consultif des arts et métiers. Nel 1814 divenne membro dell'Istituto di Francia e gli fu confermata la carica di Ispettore generale delle università francesi, che tenne fino alla morte. La sua intelligenza brillante e versatile lo spinse a dedicarsi anche ad altre attività scientifiche: fu infatti professore di Filosofia della facoltà di Lettere dell'università di Parigi e professore di Fisica sperimentale e generale al Collegio di Francia. La sua fama è fondamentalmente legata agli studi, alle ricerche e alle scoperte da lui effettuati. La scoperta della legge elementare che regola le azioni elettrodinamiche, ottenuta con una serie di ricerche induttive e sperimentali, straordinarie per i mezzi e le conoscenze a sua disposizione, è di importanza determinante per lo sviluppo della fisica. Alcune intuizioni, avveniristiche per i suoi tempi, hanno trovato conferma scientifica solo un secolo dopo. Tra queste, l'affermazione che le proprietà dei magneti dipendono dai flussi elettrici circolanti al loro interno: teoria che collega le precedenti esperienze di A. Volta e C. Coulomb sull'elettricità e quelle di H.Ch. Oersted sull'influenza della corrente elettrica sopra un ago magnetico. In tal modo, A. introdusse il concetto di corrente elettrica attribuendo ad essa una direzione e un verso (la cosiddetta regola dell'uomo di A.). Il complesso dei suoi studi e delle sue scoperte fu pubblicato nel 1827 con il titolo Théorie mathématique des phénomènes électrodynamiques uniquement déduite de l'expérience, che resta ancora oggi uno dei testi fondamentali per lo studio dell'elettromeccanica. Dedicò profondi studi anche alla ricerca chimica e, pur senza conoscere nulla delle opere di Avogadro, giunse per altra via all'enunciazione della stessa legge che il piemontese aveva formulato alcuni anni prima. Le sue teorie sulla genesi delle specie anticiparono le scoperte di Darwin in questo campo. Oltre ad alcuni saggi di argomento filosofico, A. ci ha lasciato l'opera Essai sur la philosophie des sciences, tentativo di classificazione sistematica di tutte le scienze. Una parte importante del suo pensiero è racchiusa nella corrispondenza che tenne a lungo con l'amico e collaboratore Maine de Biran (Lione 1775 - Marsiglia 1836).